mercoledì 2 luglio 2014

Processi civili in un anno!

Nel corso degli ultimi anni si sono susseguite tante riforme della giustizia nessuna delle quali, però, ha accelerato il giudizio.
L'attuale governo ha da poco dettato le linee guida che dovranno poi essere eseguite dalla riforma vera e propria.
Al momento, vista la genericità delle linee guida, non è assolutamente possibile stabilire se questa ultima riforma avrà un effettivo impatto sulla giustizia civile, per esprimere delle considerazioni sarà necessario attendere che venga illustrato come si intendano raggiungere gli obiettivi prefissati.
Sarebbe sicuramente auspicabile che il primo grado del processo civile termini in un solo anno, a differenza dei sei o sette che occorrono oggi, ma per raggiungere tale obiettivo occorre certamente una riforma epocale.
Appare sufficiente, infatti, fare due calcoli per verificare che con l'attuale codice di procedura civile l'obiettivo prefisso dal governo è irraggiungibile.
Proviamo a fare due conti.
L'attore deve concedere al convenuto i termini a comparire che devono essere non meno di novanta giorni (tre mesi).
In realtà quando si cita qualcuno in giudizio non si concedono mai novanta giorni ma sempre qualcuno in più, diciamo almeno una decina, in quanto se la notifica, per esempio, avviene a mezzo posta, si deve tener presente che il convenuto potrebbe non ritirare immediatamente il plico e quindi bisognerebbe attendere che la notifica si perfezioni con la compiuta giacenza.
Quindi il giudizio non è ancora arrivato davanti al Giudice che si sono persi cento di quei trecentosessantacinque giorni che dovrebbero essere necessari a terminare il processo.
Nel corso della prima udienza, poi, ipotizzando la versione più semplicistica del giudizio, cioè quella in cui il convenuto non abbia necessità di chiamare in causa un terzo, ipotesi che comporterebbe un ulteriore rinvio della prima udienza, le parti, -ma è sufficiente che li chieda anche uno soltanto delle parti, di solito chi non ha fretta che il giudizio arrivi a decisione-, chiedono i termini di cui all'art. 183 6° comma c.p.c., cioè i termini per precisare le domande, articolare i mezzi di prova e replicare alle prove chieste da controparte.
Tali termini sono trenta giorni per il deposito delle prime memorie, altri trenta giorni per le seconde memorie ed infine venti giorni per le repliche.
Ed è cosi che sono decorsi dall'inizio del giudizio sei mesi.
A questo va aggiunto che il Giudice, a seguito della richiesta dei termini ed all'esito della scadenza di questi, fissa un udienza in cui si riserverà sulle richieste delle parti.
Ipotizziamo sempre la via più veloce e cioè che l'udienza sia stata fissata immediatamente dopo la scadenza dei suddetti termini e che il Giudice non ammetta le prove richieste dalle parti, quindi non siano necessarie ulteriori udienze istruttorie, circostanza, questa, che per la verità si verifica assai raramente.
In questa ipotesi il Giudice fissa un'ultima udienza chiamata "di precisazione delle conclusioni".
Alla udienza le parti concludono, riportando le proprie richieste, ed il Giudice concede sessanta giorni (due mesi) per il deposito della comparsa conclusionale e venti giorni per la replica.
Il Giudice, poi, ha trenta giorni per emettere la sentenza.
Concludendo sono passati nove mesi e venti giorni.
Quanto innanzi, però, è una ipotesi utopistica, infatti, nel giudizio di primo grado, di solito, si assume la prova, ciò comporta che vengono fissate più udienze per l'assunzione dei mezzi di prova e, normalmente, le udienze vengono rinviate di sei mesi.
Cioè per essere chiari se io chiedo oggi i termini di cui all'art. 183 6° comma, l'udienza normalmente è fissata a gennaio 2015.
Poi l'udienza di precisazione delle conclusioni viene fissata molto più in la e tiene conto anche dell'anno in cui è iniziata una lite, ci sono cause per le quali l'udienza di precisazione delle conclusioni risulta fissata al 2017.
Quali sono le conclusioni a cui voglio giungere?
É certamente auspicabile che il processo di primo grado termini in un anno, ma per ottenere ciò è necessaria una epocale riforma del giudizio.
Ritengo non sia semplice il compito della commissione giustizia, certamente si dovranno  ridurre, se non eliminare, i termini concessi alle parti, non è possibile concedere un termine di comparizione di novanta giorni, né ottanta giorni per le memorie, né sessanta giorni per la comparsa conclusionale, ma ridurre esclusivamente i termini alle parti non risolverà il problema del processo civile sino a quando le udienze saranno fissate di sei mesi in sei mesi, il Giudice sarà libero di fissare l'udienza di precisazione delle conclusioni in qualsiasi tempo e non avrà obbligo di rispettare il termine per il deposito della sentenza.
I termini devono essere ridotti ma sopratutto devono essere rispettati da tutti perché, in caso contrario, ogni termine diviene puramente indicativo.
Non resta che attendere fiduciosi la riforma proposta dalla commissione auspicando che questa volta, a differenze delle precedenti riforme, si riescano realmente a ridurre i tempi della giustizia.




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